

Il rapporto che gli italiani hanno con l’acqua da bere è per molti aspetti paradossale. Siamo in vetta alla classifica europea e i terzi al mondo per il consumo di acqua in bottiglia, nonostante da anni ormai l’opinione pubblica attribuisca all’uso smodato di acqua confezionata una delle principali cause di impatto ambientale, dall’inquinamento degli oceani all’emissione di anidride carbonica per la produzione e la logistica dei contenitori.
Secondo una recente ricerca del Censis del 2018, tra le ragioni per cui gli italiani consumano acqua minerale c’è il gusto, il 44,6% la preferisce perché “è buona”, evidenziando una diffidenza nei confronti dell’acqua di acquedotto.
Eppure l’acqua del rubinetto in Italia è di buona qualità, controllata dai gestori d’acquedotto e garantita sino al contatore e il 68% dei cittadini italiani che bevono acqua in bottiglia è pronto a passare all’acqua del rubinetto, a condizione di ricevere maggiori garanzie sulla sua qualità.
Al di là delle scelte consapevoli e dei gusti personali, ci sono molte abitudini sbagliate e falsi miti che accompagnano il consumo di acqua in bottiglia, alimentati da pubblicità martellanti e spesso fuorvianti.
Il terzo Paese al mondo per consumo di acqua in bottiglia
Dagli anni ’80, quando la plastica ha progressivamente sostituito il vetro come materiale usato per le bottiglie, la produttività degli stabilimenti è aumentata senza sosta e con essa la vendita; un fenomeno confermato a livello mondiale e particolarmente accentuato in Italia, il nostro Paese risulta infatti essere oggi il maggior consumatore europeo di acqua in bottiglia e terzo al mondo dopo Emirati Arabi e Messico. Un mercato, quello italiano, che ha visto nel 2015 il confezionamento di oltre 13,5 miliardi di litri di acqua (dei quali oltre 1 miliardo di litri destinato al mercato estero), distribuiti su 250 differenti marchi per un consumo pro capite/anno di oltre 200 litri. Il panorama internazionale mostra inoltre che, già dal 2011, le acque confezionate hanno sorpassato nei consumi tutte le altre tipologie di bevande (bibite lisce e gassate, succhi di frutta, ecc), con un volume annuo superiore ai 245 miliardi di litri.

Le strategie di comunicazione dell'acqua in bottiglia
Le strategie di comunicazione in continua evoluzione consentono al mercato di generare necessità e di adeguarsi alle aspettative dei consumatori, con un prodotto che all’apparenza si rinnova e si migliora ma nella sostanza è sempre lo stesso.
Un marketing strategico che opera a lungo temine sull'analisi dei bisogni degli individui e un marketing operativo più concentrato sui tempi brevi. Partiamo dall’analisi dell’etichetta, la carta d’identità di un’acqua in bottiglia, dove le informazioni e la grafica odierne sono molto diverse rispetto a quelle utilizzate qualche decennio fa, infatti:
• alcune indicazioni riportate in passato che vantavano la presenza di specifici elementi e le relative proprietà salutari (es. la radioattività) sono scomparse.
• la presenza di elementi indesiderabili (es. arsenico, nitrati) viene generalmente omessa, la legge d’altra parte lo consente stabilendo che in etichetta le informazioni possono essere ridotte a: elementi caratterizzanti, conducibilità, residuo fisso, pH e anidride carbonica alla sorgente;
• un progressivo impoverimento delle informazioni in etichetta ha lasciato spazio a grafiche e slogan d’effetto, e in alcuni casi ad informazioni del tutto inutili e fuorvianti come le indicazioni dell’assenza del contenuto di grassi, calorie, proteine e zuccheri presenti, pratica utilizzata soprattutto da alcuni marchi destinati al mercato estero;
• in molte etichette si valorizza una sorta di immagine ecologica della bottiglia di plastica (che ricordiamo impiega in media 10 secoli per decomporsi) ad esempio indicando PET 100% riciclabile, tralasciando il grave problema dell’impatto ambientale legato alla produzione, movimentazione e smaltimento della plastica, oltre a quello dovuto alla frazione delle bottiglie che non viene riciclata perché non differenziata (che in Italia sfiora il 75%).

Luoghi comuni e falsi miti sull'acqua in bottiglia
Molti luoghi comuni condizionano le scelte dei consumatori, assieme a falsi miti incentivati da spot pubblicitari martellanti.
Molte acque minerali appaiono alla stregua dei prodotti per la salute e la bellezza del corpo, con immagini e slogan emozionali che fanno particolare presa su quella parte di pubblico che pone molta attenzione alla forma fisica, alla linea, suggerendo l'idea che solo attraverso il consumo di quell’acqua si possano ottenere salute e benessere.
La provenienza di un’acqua minerale non è necessariamente di alta montagna o da sorgenti naturali o ghiacciai, come invece la stragrande maggioranza delle persone è portata a credere; molte acque minerali vengono pompate dal sottosuolo da falde più o meno profonde.
In molti paesi del mondo, poi, l’acqua confezionata non è minerale naturale, al di fuori della comunità europea la maggior parte dell’acqua che viene commercializzata è “purified water”, ovvero acqua che viene filtrata, trattata e messa in bottiglia.

Perché preferire l'acqua del rubinetto all'acqua in bottiglia
Le acque di rete sono potabili ed economiche (1 litro di acqua di rubinetto costa in media 0,0015 centesimi), in molti casi migliorabili negli aspetti organolettici di sapore e odore, ma sicure e bevibili.
La possibilità di trattare l’acqua del rubinetto con adeguate tecnologie al punto d’uso consente di ovviare a tutti gli inconvenienti associati al consumo di acqua in bottiglia.
L’acqua filtrata infatti:
- è amica dell’ambiente, la vera acqua a km zero;
- evita il consumo di acqua confezionata e con esso la produzione, il trasporto e lo smaltimento dei contenitori in plastica;
- è comoda perché sempre disponibile dal rubinetto, in quantità illimitata. Con gli erogatori d’acqua domestici non sarà più necessario acquistare e trasportare a casa pesanti ed ingombranti fardelli di acqua confezionata;
- è buona perché grazie ai sistemi filtranti viene migliorata nel gusto. Inoltre, con i frigogasatori si può ottenere un’acqua liscia o frizzante, a temperatura ambiente, calda o fredda, in grado di soddisfare ogni esigenza;
- è sicura, in quanto le soluzioni di affinaggio consentono di trattenere gli eventuali microinquinanti presenti nell’acqua di rete e quelli potenzialmente rilasciati dalle reti di distribuzione domestiche. Inoltre, l’acqua affinata non risente delle problematiche di stoccaggio e di rilascio di contaminanti da parte della plastica che caratterizzano invece le acque in bottiglia;
- è economica infatti con un erogatore d’acqua una famiglia può risparmiare sino al 50% della spesa di necessaria per l’acquisto di acqua in bottiglia.
Tante buone ragioni, quindi, per non acquistare acqua in bottiglia e passare a quella del rubinetto, meglio se filtrata. Con le soluzioni Culligan la qualità e l’efficienza del servizio sono garantite da un’esperienza di oltre 80 anni nel settore del trattamento dell’acqua. Migliorare l’acqua è un impegno che Culligan svolge con passione attraverso la produzione di impianti e soluzioni tecniche di altissimo livello.

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